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Stupendo cammino quaresimale

Mentre scrivo, una stupenda luna piena prende forma nel cielo sopra la Plose e mi ricorda il passo del Cantico, che la Chiesa attribuisce a Colei, in cui “s’aduna quantunque in creatura è di bontate” (Dante), cioè a Maria Assunta: “Chi è costei, che s’avanza come l’aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come schiere a vessilli levati”? (cf. Cantico 6, 10).

Grazie a Dio, nostro Padre buono, che ci regala queste giornate piene di luce; grazie a Lui per il canto degli uccelli di primo mattino, dolce saluto alla primavera. Lo ringraziamo anche per la gio-ia del Carnevale e per la gioia della Quaresima, stupendo cammino di conversione e di risurrezione, che cominciamo mercoledì 6 marzo, con l’imposizione delle Ceneri.

Mi soffermo su questo tempo liturgico, con l’invito a viverlo intensamente. La Quaresima è un cammino interiore, è un pellegrinaggio verso quel Cielo che sta dentro di noi, nell’intimo del nostro cuore, dove Dio ha preso dimora e dove possiamo incontrarlo.

Cerchiamo Dio.
Cerchiamolo nella preghiera, nell’ascolto della Parola, nella celebrazione dell’Eucaristia, nell’intimo della nostra coscienza, nei fratelli, nelle luci che mette sul nostro cammino…
È proprio di chi ama cercare, Dio desidera essere cercato e un po’ alla volta farsi trovare, per invogliarci a cercarlo con impegno sempre rinno-vato.

Non percorriamo il cammino quaresimale da soli, ma dentro la Chiesa, quella Chiesa a misura d’uomo che è la nostra parrocchia.
È bella la familiarità che si è creata tra i fedeli che s’incon-trano ogni mattino per la celebrazione eucaristica: non siamo estranei, la condivisione della fede e della pre-ghiera si apre spontaneamente all’amicizia.

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Il Battesimo, principio della vita nuova

Nella Domenica per la Vita (7 febbraio) ringraziamo Dio insieme alle famiglie dei bimbi battezzati l’anno scorso. Siamo così ricondotti, come nel tempo natalizio, al mistero del nostro Battesimo e della vita nuova battesimale, che è “vita nel Figlio”.
Di tale vita nuova il Battesimo rappresenta il “principio”, nel senso che esso ne costituisce il momento iniziale ma anche la perenne sorgente: il tralcio vive e cresce, ogni istante, a causa dal suo innesto vitale in Cristo-Vite.
Tutti gli altri sacramenti sono ordinati al Battesimo, e tutti hanno di mira la nostra configurazione a Cristo dentro la Chiesa, suo mistico Corpo.

Specialmente l’Eucaristia nutre la vita battesimale e ne prefigura il traguardo, perché ci fa già ora un solo corpo con Lui: la Sua carne nella nostra carne, il Suo sangue nel nostro sangue, la Sua anima di Figlio unigenito nella nostra anima di figli prodighi, per la gloria del Padre.
Alla fine del pellegrinaggio terreno di ogni suo figlio, la Chiesa chiede per lui che Dio “porti a compimento ciò che ha iniziato nel Battesimo” (cf. riti gallicani), finché diventi perfetta la sua conformazione al Figlio, nel quale il Padre si compiace: in questo consiste l’essenza del Purgatorio.
Al termine del quale ciascun Credente starà all’ingresso della Gerusalemme celeste con la veste battesimale, simbolo liturgico della sua anima, ormai pura come la neve, perfettamente e definitivamente bella; pronta per essere ricongiunta al proprio corpo, reso immortale e glorioso dalla potenza di Dio; e a cominciare così la festa nuziale che non avrà fine.
Maria Assunta, che è già al traguardo, ci aiuti a credere e a sperare nell’amore di Dio, nel quale siamo stati “battezzati”, letteralmente “sommersi”.
Insieme a lei veneriamo e imploriamo nei prossimi giorni l’aiuto di alcuni Santi, che sentiamo a noi particolarmente vicini: Paolo nella festa della sua Conversione (25 gennaio), Ujöp Freinademetz (29 gennaio), Giovanni Bosco (31 gennaio), Biagio (3 febbraio) e i vescovi di Sabiona e Bressanone Ingenuino e Albuino (5 febbraio).

E nella festa della Presentazione di Gesù al Tempio (“Candelora”, 2 febbraio), ricordando i santi Simeone ed Anna, ringraziamo Dio per i Consacrati, chiamati a tenere viva nella Chiesa la tensione verso quella santità, cui tutti siamo chiamati.

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“Devo stare nella casa del Padre mio”

Con la festa del Battesimo del Signore si conclude il tempo di Natale e comincia il tempo ordinario. Dai fatti del Natale sono passati trent’anni, nel silenzio e nel nascon-dimento di Nazareth, nei quali il Figlio dell’Uomo crebbe “in sapienza, età a grazia” davanti a Dio e agli uomini, alla scuola di Maria e di Giuseppe: di loro figlio obbediente e discepolo, ma nello stesso tempo misterio-samente Maestro.

Di questa lunga preparazione alla vita pubblica del Signore un solo fatto ci viene narrato, cui non corri-sponde alcuna festa liturgica: è quello del quinto mistero gaudioso, cioè il ritrovamento di Gesù dodicenne al Tempio.
Dopo tre giorni di ansiosa ricerca nella Gerusalemme ancora colma di pellegrini per la festa di Pasqua, Maria e Giuseppe finalmente vanno al Tempio e lì trovano il figlio, seduto in mezzo agli scribi e ai Dottori della Legge, stupiti per la sua intelligenza e le sue risposte.
Quanto avrà sofferto Gesù davanti all’angoscia dei suoi genitori?
Alla Madre Egli risponde: “Perché mi cercavate? Non sapevate che devo stare nella casa del Padre mio?”.
Essi non compresero le Sue parole, ma Luca ci riferisce, per la terza volta in questa circostanza, che “Maria custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore”.
Gesù dichiara ai genitori la propria autonomia: Egli dev’essere libero da ogni vincolo di affetto terreno per aderire totalmente alla volontà del suo Padre celeste.
Quanto sarà costato al Signore, appena dodicenne, questo distacco terreno! E quanto sarà costato a Maria e a Giuseppe stare al passo con Gesù, immolando il loro affetto umano per Lui alle esigenze della fede!
Impariamo da Loro; cerchiamo a nostra volta di vivere i rapporti familiari nella luce della Fede, guardando ai nostri cari, grandi e piccoli, come a fratelli e sorelle nella Fede, che condividono la nostra stessa chiamata all’in-contro con Dio, alla vita e alla gioia eterna.

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La festa dell’Incontro

Il 2 febbraio, quarantesimo giorno dopo Natale, la Liturgia fa memoria della Presentazione di Gesù al tem-pio di Gerusalemme.

Secondo la legge di Mosè ogni primogenito maschio apparteneva al Signore e doveva essere “riscattato” con un’offerta: quella dei poveri consisteva in una coppia di tortore o di giovani colombi, che i sacerdoti offrivano sull’altare.

Nel contesto di questo atto liturgico il bambino Gesù viene accolto da Simeone e Anna: i due anziani, mossi dallo Spirito Santo, rico-noscono nel bambino il Messia atteso dai profeti.

E’ la festa dell’“incontro”, così cara anche all’Oriente cristiano: l’incontro dell’Antico Testamento che si apre al nuovo. E’ la festa del-la luce, nuovamente la luce del Natale, poiché gli occhi stanchi dei due profeti, che simboleggiano la lunga attesa di Israele, si riempiono di luce e di gioia, come quelli dei Pastori e dei Magi.

La festa della Presentazione di Gesù al Tempio è stata scelta come Giornata mondiale della Vita consacrata: giorno di ringraziamento e di preghiera per il dono delle persone consacrate, che in tutto il mondo cercano il volto di Dio e testimoniano con molteplici carismi il Suo amore. A loro, ai Consacrati, in particolare a quelli che arric-chiscono il nostro Decanato, diciamo il nostro ‘grazie’.

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I Santi, nostri amici

A fine gennaio facciamo memoria di due santi, ai quali guardiamo con ammirazione e fiducia: san Ujöp Freinademetz (29 gennaio), patrono della parrocchia di Millan, e san Giovanni Bosco (31 gennaio), patrono dei giovani e dell’Oratorio.

Non mi pare che nella vita di Ujöp vi siano state esperienze mistiche speciali, in questo senso è un santo molto “ordinario”; straordinario è il fatto che Dio abbia scelto e messo in cuore a Ujöp un tale amore per il popolo cinese, da fargli desiderare di rimanere cinese anche in Cielo.

Invece nella vita di san Giovanni Bosco le esperienze mistiche abbondano: sogni profetici, visioni celesti, fatti straordinari, ad es. il cane lupo, più volte misteriosamente apparso a difenderlo dai briganti.

Questi amici di Dio ci sono vicini: nemmeno immagi-niamo quante grazie ci raggiungono per mezzo del loro amore e della loro preghiera.

Inoltre pensare a Loro ci è utile per familiarizzare con la vita del Cielo, con l’Aldilà, e con la santità, quale traguardo finale della nostra vita di battezzati.

Ai due menzionati aggiungiamo anche il popolarissimo vescovo e martire Biagio (3 febbraio), nel cui nome viene impartita la benedizione della gola, a ricordo di un miracolo da lui compiuto mentre era in carcere, in attesa del martirio. Ma non è solo dal mal di gola che gli chiediamo di essere liberati: Biagio, che ha dato la vita per amore di Cristo, ci sostenga in tutte le prove della vita.

Celebriamo con gioia la memoria di questi amici di Dio e nostri e coltiviamo nella preghiera il rapporto con loro, ai quali lo Spirito ci ha uniti nella comunione del Corpo mistico!

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Mercatini di Natale, il giorno dopo…

Mentre scrivo, ogni tanto osservo i lavori di sgombero della piazza Duomo, concluso il Mercatino di Natale; probabilmente anche nelle nostre case sgomberiamo il presepio, ormai il tempo natalizio s’è concluso, per cui lo rimettiamo in cantina, in buon ordine: ha fatto la sua parte, ci ha regalato anche quest’anno qualche emozione.

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Chi legge questo foglio probabilmente non ha bisogno di sentirselo ripetere, ma lo invito a far risuonare nel suo cuore la domanda come preghiera a favore dei tanti, cui invece questa provocazione suonerebbe salutare…

Dove abbiamo messo il Bambinello? dove abbiamo messo i Pastori, suoi adoratori e i Magi, venuti da lontano sotto la guida della stella con doni regali? e l’albero sempreverde, simbolo di un amore che, come quello di Dio per noi, non teme inverno, sotto il quale abbiamo riposto i doni?

Cosa portiamo con noi del mistero natalizio? di un Dio che viene sulla terra “per farci più buoni”?

Abbiamo compreso il nostro bisogno di redenzione, il fatto cioè che “più buoni” non lo diventeremo mai, se non mediante una santificazione del cuore, che solo la Sua grazia può realizzare?

Abbiamo accettato di camminare dietro a Lui, Cristo, che ci chiama a seguirLo nella vita ordinaria, come chiamò i discepoli all’inizio della Sua vita pubblica?

E’ ancora e sempre Natale, fino a quando la Sua immagine, “tatuata” dal Padre nella nostra anima in forma di abbozzo nel Battesimo, non sarà perfettamente formata.

Rientriamo nel “tempo ordinario” con questa consape-volezza.

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La gloria di Dio nei suoi Santi

Le loro biografie presentano non pochi elementi comuni: il dono di genitori profondamente credenti, il fatto di essere cresciuti con pochi mezzi e tanta fatica, ma anche con tanta umanità, quella stessa alla quale molti di noi, più anziani, ripensano con nostalgia: rapporti umani autentici, una vita segnata dai ritmi della natura… Entrambi sono stati temprati fin da bambini al sacrificio e hanno imparato ben presto a rendersi utili, condividendo il peso della vita quotidiana secondo le proprie forze. Ujöp e Giovanni hanno sentito in maniera diversa, ma con la stessa intensità interiore, la chiamata divina al sacerdozio; la vocazione a condividere, in pienezza di consacrazione, la vita di Cristo offerta per la gloria del Padre e per l’avvento del Suo Regno: in Cristo sono diventati “Eucaristia” per la conversione del Mondo.

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Nella semplice biografia di Ujöp non v’è traccia, se non erro, di esperienze mistiche straordinarie; Giovanni invece ha avuto numerosi sogni profetici e altre grazie soprannaturali, ad es. quella della chiaroveggenza; tutt’e due hanno in comune di essersi donati fino allo stremo delle forze per corrispondere alla loro vocazione.  

E’ Dio ha chiesto loro qualcosa di grande, di straordinaria-mente grande: Ujöp ha imparato il cinese due volte (a Hong Kong e nello Shantung), ha battezzato decine di migliaia di bambini, ha fondato Seminari e Case religiose, ha fatto rifiorire una missione, che al suo arrivo in Cina contava appena 160 credenti in Cristo… Don Bosco ha trasformato lupi in agnelli mansueti, secondo il famoso sogno che sta all’origine della sua vocazione; nell’Oratorio, insieme a mamma Margherita, divenne il riferimento di tanti giovani sbandati e senza lavoro nella Torino dei suoi tempi; infine fondò una Congregazione di religiosi e laici, che hanno assunto e diffuso il suo carisma in tutto il mondo.

Quanto deve la Chiesa a questi Santi, umili e grandi! ed ora stanno davanti a noi per incoraggiarci; sembra che ci dicano, ad una sola voce: „Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” Facciamo festa nella loro memoria e facciamo sì, che la loro testimonianza ci renda coraggiosi nell’affrontare cristiana-mente le sfide del nostro tempo.

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