Chiamati alla santità
1- Vocazione universale alla santità
Nell’immaginario collettivo i Santi sono una piccola schiera di eletti.
Dobbiamo al Concilio Vaticano II l’aver sottolineato che tutti sono chiamati alla santità.
Questa chiamata è legata al Battesimo e alla conseguente inabitazione dello Spirito Santo.
Se vuoi essere perfetto...: siamo invitati a passare da un onesto servizio alla santità.
Cf. Lumen Gentium, cap. V nr. 40. Vocazione universale alla santità
Il Signore Gesù, maestro e modello divino di ogni perfezione, a tutti e a ciascuno dei suoi discepoli di qualsiasi condizione ha predicato quella santità di vita, di cui egli stesso è autore e perfezionatore: «Siate dunque perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste» (Mt 5,48). Mandò infatti a tutti lo Spirito Santo, che li muova internamente ad amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, con tutte le forze (cfr Mc 12,30), e ad amarsi a vicenda come Cristo ha amato loro (cfr. Gv 13,34; 15,12). I seguaci di Cristo, chiamati da Dio, non a titolo delle loro opere, ma a titolo del suo disegno e della grazia, giustificati in Gesù nostro Signore, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e perciò realmente santi. Essi quindi devono, con l’aiuto di Dio, mantenere e perfezionare con la loro vita la santità che hanno ricevuto.
2- Santità resa possibile dall’onnipotenza divina
“Chi mai si salverà”? Impossibile all’uomo ma non a Dio, perché tutto è possibile a Dio.
Non c’è “Paradiso” senza santità
Dio non si accontenta di nulla di meno che non sia la perfezione…
Siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste.
E’ impensabile un Paradiso se non di santi: “Nulla di impuro entrerà in essa”, cioè nella Gerusalemme del Cielo.
Né è immaginabile un Paradiso senza un previo “Purgatorio” di riconciliazione individuale e collettiva.
3- Santità come superamento del peccato originale
Santità non è la somma di qualche buona azione; non coincide con un temperamento buono e benevolo verso il prossimo.
E’ piuttosto una condizione nuova, data dal superamento del PO e delle sue conseguenze.
4- L’origine e la nostra condizione nativa
E’ necessario tornare all’origine: siamo figli di Adamo. La sua ribellione (disobbedienza) è iscritta nelle nostre membra. Lo esprime in modo drammatico san Paolo:
Rom 7, 14
Sappiamo infatti che la legge è spirituale; ma io sono carnale, venduto schiavo al peccato. 15 Poiché ciò che faccio io non lo capisco: infatti non faccio quello che voglio, ma faccio quello che odio. 16 Ora, se faccio quello che non voglio, ammetto che la legge è buona; 17 allora non sono più io che lo faccio, ma è il peccato che abita in me. 18 Difatti io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no. 19 Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio. 20 Ora, se io faccio ciò che non voglio, non sono più io che lo compio, ma è il peccato che abita in me. 21 Mi trovo dunque sotto questa legge: quando voglio fare il bene, il male si trova in me. 22 Infatti io mi compiaccio della legge di Dio, secondo l’uomo interiore, 23 ma vedo un’altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra. 24 Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? 25 Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. Così, dunque, io con la mente servo la legge di Dio, ma con la carne la legge del peccato.
Il dramma di san Paolo è anche il nostro: “me infelice!”.
Per la mia natura corrotta, non sono capace di corrispondere alla Legge di Dio.
Comprendo la giustizia della Legge, ma sono intimamente “ingiusto”.
Una legge giusta data ad uomini ingiusti può forse salvare?
Non li salva, bensì li condanna…
I farisei e la Legge…
Mt 23, 13 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché serrate il regno dei cieli davanti alla gente; poiché non vi entrate voi, né lasciate entrare quelli che cercano di entrare. 14 [Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché divorate le case delle vedove e fate lunghe preghiere per mettervi in mostra; perciò riceverete una maggiore condanna.] 15 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché viaggiate per mare e per terra per fare un proselito; e quando lo avete fatto, lo rendete figlio della geenna il doppio di voi. 16 Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non importa; ma se giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. 17 Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che santifica l’oro? 18 E se uno, voi dite, giura per l’altare, non importa; ma se giura per l’offerta che c’è sopra, resta obbligato. 19 Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che santifica l’offerta? 20 Chi dunque giura per l’altare, giura per esso e per tutto quello che c’è sopra; 21 e chi giura per il tempio, giura per esso e per Colui che lo abita; 22 e chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi siede sopra. 23 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta, dell’aneto e del comino e trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia e la fede. Queste sono le cose che bisognava fare, senza tralasciare le altre. 24 Guide cieche, che filtrate il moscerino[3] e inghiottite il cammello! 25 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, mentre dentro sono pieni di rapina e d’intemperanza. 26 Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere e del piatto, affinché anche l’esterno diventi pulito. 27 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro sono pieni d’ossa di morti e d’ogni immondizia. 28 Così anche voi, di fuori sembrate giusti alla gente, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità.
5. La nostra speranza
Speranza è la “grazia”: ogni intervento di Dio che purifica e rigenera l’anima. La grazia proviene a noi dall’unica fonte: Gesù Cristo, il suo corpo fisico e mistico. Abbiamo bisogno di toccare la carne del Cristo con la nostra carne perché la grazia entri in noi; il che avviene nella Chiesa-sacramento, nei singoli sacramenti e in quel segno sacramentale del Cristo che il prossimo, in cui Egli ha detto di essere presente. La Grazia non si conquista, va implorata e accolta.
Comunione con la carne di Cristo
Gv 6, 52 I Giudei dunque discutevano tra di loro, dicendo: «Come può costui darci da mangiare la sua carne?» 53 Perciò Gesù disse loro: «In verità, in verità vi dico che se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete vita in voi. 54 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55 Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda. 56 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me, e io in lui. 57 Come il Padre vivente mi ha mandato e io vivo a motivo del Padre, così chi mi mangia vivrà anch’egli a motivo di me.
La carne di Cristo nella carne dei suoi fratelli
37 Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo dato da bere? 38 Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto? O nudo e ti abbiamo vestito? 39 Quando mai ti abbiamo visto ammalato o in prigione e siamo venuti a trovarti?” 40 E il re risponderà loro: “In verità vi dico che in quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, lo avete fatto a me”.
San Paolo verso Damasco: la grazia della conversione
Poi disse: 3 «Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma allevato in questa città, educato ai piedi di Gamaliele nella rigida osservanza della legge dei padri; sono stato zelante per la causa di Dio, come voi tutti siete oggi; 4 perseguitai a morte questa Via, legando e mettendo in prigione uomini e donne, 5 come me ne sono testimoni il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani; avute da loro delle lettere per i fratelli, mi recavo a Damasco per condurre legati a Gerusalemme anche quelli che erano là, perché fossero puniti. 6 Mentre ero per strada e mi avvicinavo a Damasco, verso mezzogiorno, improvvisamente dal cielo mi sfolgorò intorno una gran luce. 7 Caddi a terra e udii una voce che mi disse: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” 8 Io risposi: “Chi sei, Signore?” Ed egli mi disse: “Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti”.
La grazia ci trasforma dentro, ci rende simili a Cristo, di una somiglianza sostanziale, che riguarda l’essere: la nostra anima è resa simile alla Sua.
Progressivamente…
>… Impariamo a pregare e a vivere nello spirito del Padre Nostro
Mt 6, 9 Voi dunque pregate così: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; 10 venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo, anche in terra. 11 Dacci oggi il nostro pane quotidiano; 12 rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori; 13 e non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal maligno”
> … Ci viene restituita la capacità di amare Dio e il prossimo
Mt 22, 34 I farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si radunarono; 35 e uno di loro, {dottore della legge,} gli fece una domanda per metterlo alla prova: 36 «Maestro, qual è, nella legge, il gran comandamento?» 37 Gesù gli disse: «“Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”[4]. 38 Questo è il grande e il primo comandamento. 39 Il secondo, simile a questo, è: “Ama il tuo prossimo come te stesso”[5]. 40 Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti».
>… Si accende in noi la nostalgia del Cielo
Col 3, 1 Se dunque siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù, dove Cristo è seduto alla destra di Dio. 2 Aspirate alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra; 3 poiché voi moriste e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. 4 Quando Cristo, la vita vostra, sarà manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati in gloria.
> … Comprendiamo la nostra vocazione di servizio al Regno di Dio
Rom 12, 4 come in un solo corpo abbiamo molte membra e tutte le membra non hanno una medesima funzione, 5 così noi, che siamo molti, siamo un solo corpo in Cristo, e, individualmente, siamo membra l’uno dell’altro. 6 Avendo pertanto doni differenti secondo la grazia che ci è stata concessa, se abbiamo dono di profezia, profetizziamo conformemente alla fede; 7 se di ministero, attendiamo al ministero; se d’insegnamento, all’insegnare; 8 se di esortazione, all’esortare; chi dà, dia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le faccia con gioia.
6- L’iniziativa è di Dio
Il nostro fare è sempre un rispondere.
Il nostro fare è un lasciar fare a Dio perché compia la Sua opera in noi.
Il bimbo battezzato riceve la santità in dono (veste bianca): suo compito non è conquistarla, ma custodirla.
Non voi avete scelto Me…
Gv 15, 16 Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto, e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.
Dal rito battesimale (consegna della veste bianca)
N., sei diventato nuova creatura, e ti sei rivestito di Cristo. Questa veste bianca sia segno della tua nuova dignità: aiutato dalle parole e dall’esempio dei tuoi cari, portala senza macchia per la vita eterna. Amen.
7. Non senza fatica…
La nostra cooperazione è necessaria, nulla avviene senza il nostro libero assenso. Sappiamo dalla vita dei Santi quanto sia necessario lottare per la propria santificazione!
Ma non è conquista, bensì custodia.
Il bimbo riceve tutto con il Battesimo: viene unito al Figlio unigenito Gesù come tralcio alla vite, per vivere della Sua vita mediante la fede speranza e carità.
Questo è dono, è grazia.
Ma perché essa ci trasformi, dobbiamo far fruttare il dono di Dio come talento prezioso.
> Far fruttare il talento della figliolanza divina…
Mt 25, 14 «Poiché avverrà come a un uomo il quale, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e affidò loro i suoi beni. 15 A uno diede cinque talenti, a un altro due e a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità; e partì. 16 Subito, colui che aveva ricevuto i cinque talenti andò a farli fruttare, e ne guadagnò altri cinque.
> Resistere nella lotta contro il peccato…
Ebr 12, 2 Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l’infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio. 3 Considerate perciò colui che ha sopportato una simile ostilità contro la sua persona da parte dei peccatori, affinché non vi stanchiate perdendovi d’animo. 4 Voi non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato
8. Una immagine…
Un piano, se appoggia su un cilindro non collocato al centro, si inclina verso il basso dalla parte più pesante. Può rappresentare un’immagine del nostro essere interiore a seguito del PO: esprime la “concupiscenza”, cioè la naturale tedenza al male.
Camminare su questo piano significa compiere una salita – è l’ascesa della conversione; un po’ alla volta la grazia compie quello che è impossibile alla natura, e riporta il piano in equilibrio (la santità).
In concreto, se NN. sale su questo piano un po’ alla volta è trasformato dentro…
Si lascia alle spalle valori e abitudini negativi o di peccato;
cresce nella conoscenza viva di Cristo e del Dio da Lui rivelato;
conosce sempre meglio la propria vocazione e cerca di corrispondervi; perde la nostalgia delle cose della terra e si rafforza nel desiderio dei beni promessi…
Lentamente il piano ritorna in quell’equilibro che è la ritrovata naturale corrispondenza alla volontà di Dio.
9. Un esempio…
Penso a una persone che a causa di un grave incidente, ha subito gravi conseguenze psichiche e motorie. Il reecupero della condizione di salute esige gli interventi esterni necessari (operazioni, medicine, ecc.); c’è poi la paziente ricostruzione delle facoltà cognitive e della memoria affettiva.<
I necessari interventi chirurgici sono immagine degli interventi divini nei sacramenti e nel conseguente dono di grazie, senza cui nessuna guarigione è possibile; questi interventi, uniti alla fisioterapia e alla continua collaborazione attiva del paziente, riportano l’infermo ad uno stato di salute, di guarigione.
10. Una parabola…
La parabola del Padre misericordioso riassume anche la parabola dell’umanità intera e di ciascun figlio di Adamo.
La nostra condizione nativa è quella del figlio prodigo, quando mangia le carrube dei porci.
Ed è anche quella del figlio maggiore, vicino e tuttavia lontano, estraneo al Padre.
Ma c’è un terzo figlio, non nominato nella parabola, Gesù – l’Unigenito, che senza lasciare il Padre, per amore suo e nostro lascia la casa paterna, raggiunge il prodigo e esce dalla casa incontro al figlio maggiore, se li carica sulle spalle e li riporta nella Casa dell’amore del Padre.
11. Santità e gioia
Siamo chiamati alla santità e la raggiungiamo “per Cristo, con Cristo e in Cristo”; nella nostra santificazione si manifesta la gloria della Trinità.
La dossologia ricorda il cammino e il fine della vita cristiana: un cammino lungo quella Via vivente che è il Cristo, incontro al Padre, per adorarlo e glorificarlo in eterno.
Siamo chiamati a partecipare alla vita del Risorto e ad essere a Lui pienamente conformi: siamo chiamati ad una vita di eternità e di gioia infinita!
Già ora, sia pur nella tribolazione, chi si immette in questo cammino è nella gioia profonda, che il Mondo non conosce e che nessuna creatura può togliere.