Il traguardo ordinario del cristiano, in ogni stato di vita, è la santità. Forse suona strano, perché siamo abituati a pensare ai santi come ad una piccola schiera di eletti, di cui noi non faremo mai parte: santa Rita, san Pio da Pietrelcina, san Francesco, ecc…
Sempre, e ultimamente nei documenti autorevoli del Concilio Vaticano II, la Chiesa ha insegnato e ribadito che tutti i battezzati sono chiamati alla santità.
Tutti? anche noi? anche io? Certamente.
IO sono chiamato a diventare SANTO: come san Francesco, Rita da Cascia, Pio da Pietrelcina – anche senza miracoli, senza visioni e senza processi di canoniz-zazione… E’ necessario che lo diventi, e se non mi basterà questa vita terrena, il mio cammino proseguirà Oltre.
Questa vocazione mi contrassegna per la nascita, perché sono figlio di un Dio che è santità pura; ed è stata ribadita nel mio battesimo, mediante i doni dello Spirito Santo, che è sceso su di me.
Il cammino di santificazione è il filo rosso che unifica la mia vita terrena: alla radice di quello che faccio, alla radice di ogni decisione, an-che della più piccola, volente o nolente, consapevolmente o inconsapevolmente, c’è una mia risposta all’iniziativa di Dio, che secondo le sue vie misteriose sta plasmando la mia anima, per santificarla: la mia risposta è un Sì o un No; una terza via non esiste (“chi non è per Me è contro di Me”, cf. Mt 12, 30).
Al termine della mia vita terrena, quando mi presenterò davanti a Dio, non porterò con me nulla di materiale e nemmeno le mie imprese o realizzazioni personali; non conterà se sarò diventato famoso o no, se avrò fatto grandi cose o no. Dio mi chiederà semplicemente in che misura ho corrisposto al Suo progetto di santificazione.
E dal grado di santità raggiunto il mio cammino proseguirà nel “purgatorio”, fino alla perfezione, perché Dio non si accontenta di nulla di meno che non sia la perfezione: “Siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste” (cf. Mt 5, 48).
Comprendere il Suo disegno è la condizione per accoglierlo in libertà. Noi abbiamo un solo modo di riconoscere la sovranità assoluta di Dio sulla nostra vita: obbedire alla Sua volontà. E la Sua volontà è che noi diventiamo santi, come Lui è santo.
Perché tutto questo è così importante?
Perché la santità è la condizione della nostra felicità, quella che nessuno ci potrà togliere. Noi saremo felici, eternamente, infinitamente, solo quando avremo supera-to, totalmente e definitivamente, il peccato e la morte.
Cerchiamo quindi questa sola cosa, questa sola chiediamo, poiché mentre chiediamo a Dio di santificarci, gli domandiamo tutto quello che conta, il resto “ci sarà dato in aggiunta” – assicura il Signore (cf. Mt 6, 33).
E’ nella nostra possibile santità, cioè nella nostra rigenerazione ad immagine e somiglianza di Cristo il tesoro nascosto, la perla preziosa, il paradiso, la Geru-salemme celeste, verso cui tende il triplice unico dono battesimale della fede speranza e carità.
Spirito Santo, compi in noi la Tua opera!