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God’s not dead

Un intreccio di persone e di storie, legate dalla domanda essenziale, cui nessuno può sfuggire: esiste Dio? è dimostrabile la sua esistenza? e se esiste, ci ama o il nostro destino gli è indifferente?

Attorno a queste domande cruciali si svolge la storia del film “God’s not dead”, molto bello e avvincente, che abbiamo proposto nella prima puntata del “Cineforum cristiano”, domenica 4 marzo nel Centro Parrocchiale di Millan: giovani e meno giovani, ci siamo lasciati pienamente coinvolgere dal racconto del coraggioso studente universitario americano, il quale, da vero testimone (Josef Mayr Nusser!), dichiara al brillante professore di filosofia ateo e al folto gruppo dei suoi compagni di corso, di essere cristiano. Ne nascerà una pubblica sfida tra il professore e il giovane studente, che culminerà nella vittoria trionfale, in pieno stile americano, di quest’ultimo.

Non possiamo “dimostrare” l’esistenza di Dio; al più possiamo dimostrare che le scoperte anche più recenti della scienza non soltanto non si oppongono al racconto biblico rettamente interpretato, ma ne confermano la veridicità: la nostra mente non va oltre.

Ma Dio è Persona, e si lascia conoscere in un rapporto personale, che va ben oltre le possibilità cognitive della sola mente umana e delle scienze sperimentali. “Conoscere” in senso biblico è sinonimo di “amare”: noi “conosciamo” Dio lasciandoci amare da Lui e amandoLo. Proprio così un bimbo “scopre” i suoi genitori e allo stesso modo noi “scopriamo” gioiosamente che Dio esiste e che ci tende la mano da sempre.

Sembra paradossale, ma è necessario credere in Dio per conoscerLo. Chi non accetta questo; chi si chiude in preconcetti pseudoscientifici; chi pretende di dover anzitutto ‘dimostrare’ l’esistenza di Dio, prima di accoglierLo nella propria vita, ha sbagliato metodo.

Così hanno fatto purtroppo i Giudei, che pur avendo visto tanti miracoli, a un certo punto domandano al Signore: “dacci un segno dal Cielo!” (Lc 11, 16), cioè “dimostra” che Tu come affermi, sei di origine divina. Sappiamo dai Vangeli (cf. ad es. Lc 11, 29) che Gesù non li ha aiutati (non poteva farlo!) e che e non ha posto alcun segno, bensì ha rimandato i suoi accusatori al grande segno di Giona, cioè al fatto che presto Egli sarebbe risuscitato dai morti.

Dio non nega a nessuno il dono di conoscerLo e di entrare in rapporto con Lui, se solo abbiamo l’umiltà di accogliere la Sua rivelazione come dono e di non pretendere di dimostrare ciò che sta oltre la nostra natura.

Imitiamo la disponibilità a credere, di cui ha dato prova il Cieco nato. Gesù lo guarisce, i farisei non sanno ‘spiegare’ come ciò sia successo e lo cacciano via; ma poco dopo egli incontra nuovamente il Signore, il quale gli domanda:

“Tu credi nel Figlio dell’uomo?”. Ed egli rispose: “E chi è, Signore, perché io creda in lui?”. Gli disse Gesù: “Tu l’hai visto: colui che parla con te è proprio lui”. Ed egli disse: “Io credo, Signore!”. E gli si prostrò innanzi. (cf. Gv 9, 1 s.)