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Croce da abbracciare, non da subire

In questi giorni mi pare importante richiamare il signifi-cato cristiano della “croce”.
“Che croce pesante ha da portare quella persona!” – siamo soliti dire, quando qualche conoscente è colpito da malattia o da qualche malanno…

In realtà i malanni esterni non sono ancora “croce cristiana”: lo diventano nel momento in cui “li scelgo”, cioè “li accolgo come volontà di Dio”, fino ad … amarli!
Penso che questo intendesse Gesù, quando, rivolgendosi a tutti, ha dichiarato:  “Chi non prende la propria croce e non mi segue,  non è degno di Me” (Mt 10,38).
Qui non si tratta di subire, ma di “prendere” la croce sulle spalle, attivamente.
In fondo è la logica stessa della vita battesimale: “Rinunci al Maligno…?” “Rinuncio!” – anche quando mi va tutto bene…  “Credi in Dio?” “Credo!” – anche quando le cose vanno storte…

Riferito alla situazione attuale: la pandemia non ci convertirà, se non lo vogliamo!  Se invece siamo bene disposti rispetto alla conversione del cuore, allora vale per noi il detto: “un bravo allievo trova sempre un bravo maestro”!


Se la quotidianità ordinaria offre molte scappatoie, in queste settimane c’è più tempo di … guardarsi negli occhi.  Gli sposi possono profittare di questo tempo per purificare e rinsaldare il loro rapporto, proprio quando la tentazione di “aprire le finestre e far entrare aria fresca nella propria vita” si fa sentire più forte.
Chi vive con fede il vincolo nuziale ha accettato di compiere un cammino di santificazione: la vocazione degli sposi cristiani consiste nel diventare l’uno per l’altra niente di meno che trasparenza dell’amore stesso di Cristo.
Il che comporta l’umiltà di rimettersi continuamente in gioco e soprattutto di attingere incessantemente orienta-mento e forza da Lui, il Signore Gesù, sorgente e modello dell’amore – anche dell’amore nuziale.
“Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, Io sono in mezzo a loro” (Mt 18,19) – assicura il Signore: unita alla Sua, anche la nostra povera preghiera è onnipotente!