Pentateuco

PENTATEUCO

(Bagot)

Origine del Pentateuco: vecchio zio!

Esdra segna una svolta.

Aveva messo ordine.

Dov’erano i bei tempi antichi? La famiglia era potente, padrona dei migliori terreni.

“Dio è con noi”. Invidiati e temuti.

Poi la disgrazia.

Prima le divisioni. Il ramo + numeroso e + ricco era stanco di essere dominato da quello minoritario, si era separato. Quest’ultimo si riteneva l’elite e aveva considerato e membri del primo come traditori.

Poi la guerra. Uno dopo l’altro i due rami avevano perduto tutto. Dispersi lontano dai possedimenti. Crollate antiche certezze.

Si dubitava di sé e di Dio

Dopo molti anni alcuni sopravvissuti si erano ritrovati su una terra in rovina.

I vicini, un tempo sottomessi avevano le terre migliori.

All’umiliazione il senso di colpa. L’orgoglio aveva rovinato tutto. Successo e ricchezza avevano dato alla testa.

La comunità desiderava scoprire l’antica tradizione familiare. Esdra ha fama di conoscere il passato. Riprendere la fiducia.

E’ l’origine del Pentateuco cfr recenti ricerche dopo l’esilio. Epoca difficile: si progettava di ricostruire Gerusalemme + Tempio; si cercava di trovare il proprio posto in mezzo ai nuovi occupanti, ma quale miseria, derisione, quando si ricordava il passato. Dov’era dunque Dio, l’”alleato”?

Aveva dimenticato il suo popolo? Senza dubbio la recente liberazione, cfr distruz. di Babilonia, faceva pensare che era sempre presente. Ma si era lontani da quanto si era sperato! Si poteva essere certi di rispondere alle sue attese, di trovare nuovamente grazia ai suoi occhi?

Esdra era stato accolto con gioia, anche se quanto esigeva appariva molto duro. Non portava forse la certezza morale di cui si aveva tanto bisogno? Ridava al popolo il suo “libro”, lo scritto costitutivo, fonte di un sentimento di identità, sigillo dell’alleanza con Dio, che veniva chiamato “Testamento”.

Che cosa diceva questo libro?

Affermava con rinnovato vigore questa certezza fondamentale: il Dio dei Padri aveva un tempo liberato il suo popolo dall’Egitto perché lo amava; per questo lo avrebbe ancora liberato. Fra tutti i popoli della Terra, di cui era l’unico creatore, questo Dio l’aveva scelto per svolgere una funzione unica: tale funzione era sempre valida.

I libri del Pentateuco ripetevano ciascuno a suo modo questa certezza.

L’ESODO

Che cosa era i popolo ebraico al momento delle sue origini? Dal lontano passato delle tribù nomadi erranti, si staccava un’immagine, quella di un piccolo gruppo sceso liberamente in Egitto, ma progressivamente sottomesso alla dura condizione ben nota a molti lavoratori stranieri:

lavorare, stare sottomessi, tacere. Non si diceva forse che gli abitanti del paese erano arrivati a imporre una “pianificazione” familiare (infanticidio) per impedire la crescita di un gruppo ritenuto pericoloso? Che futuro poteva avere questo gruppo?

Ma sotto la guida di un uomo che, con il passare del tempo, era divenuto il grande eroe nazionale, erano partiti. Le antiche tradizioni parlavano di 40 anni di cammino nel deserto. Tuttavia nella prova, era nato un popolo, animato da una certezza fondamentale: “Dio è nostro alleato”. L’Esodo è il libro che narra tutti questi avvenimenti, la prima liberazione, il cammino nel deserto, il dono della Legge. E’ il Libro che fonda la fede e la speranza. Grazie a esso, dopo il secondo Esodo che il popolo aveva appena vissuto (Babil.) si poteva trovare un senso a tutte le prove.

“L’anno prossimo a Gerusalemme”, continuano a ripetere gli ebrei, nuovamente dispersi nel mondo al tempo impero romano. Per molti di essi il ritorno nella terra di Israele è apparso come un nuovo Esodo.

“La liberazione”, “il grande balzo in avanti”…”un domani che conta”….è la speranza ebraica in un futuro migliore che ha pervaso l’umanità anche quando essa non si appella + a Dio. Il “grande passaggio”, “Pasqua”, vero Esodo: questo annunciano i cristiani, anche quando no intendono il popolo di Dio in modo diverso dagli Ebrei. Per essi non è Cristo che fa entrare in un mondo nuovo?

ESODO! Libro singolare che ha segnato il mondo. Ormai questo mondo non è + il luogo dell’eterno ritorno, simile alla ripetizione delle stagioni. Porta a una meta. L’”a che giova”? disperato dei fatalisti deve fare spazio al “domani” di quanti sperano.

IL LEVITICO

Attenzione: l’alleanza con Dio è fonte di esigenze. Per essere un popolo nuovo, sono necessarie delle leggi che regolino i rapporti con il mondo, i rapporti con gli uomini fra loro e, soprattutto quelli dell’uomo con Dio. Ciò è talmente importante, che il termine ebraico “legge” (Torà) finirà per designare il complesso dei libri che narrano la storia dell’Alleanza con Dio. Al ritorno dall’esilio, la legge religiosa si concretizza in un codice molto preciso documentato nel terzo libro della B.: il Levitico.

I NUMERI

Poiché esistono queste esigenze, il cammino nel deserto appare come una prova.

Il libro dei Numeri continua quello dell’Esodo, dando alcuni dettagli sulla lunga peregrinazione e le sue difficoltà. Ha preso questo nome perché inizia con l’enumerazione delle varie famiglie che componevano il gruppo migrante. (Molti sec.+ tardi, ogni famiglia desiderava riscontrarvi la prova, in realtà assai fittizia, della sua origine antica).

IL DEUTERONOMIO

A dire il vero tutta questa storia passata è stata costantemente ripresa e, in qualche modo arricchita. I sec. successivi hanno insegnato a cogliere in modo nuovo le lezioni che conteneva in germe. Il libro del Dt (in greco significa “seconda Legge”) è una rilettura, a cose fatte del racconto primitivo. Di conseguenza, è diventato ricco di allusioni ed avvenimenti in realtà posteriori, a colpe commesse dal popolo molto tempo dopo l’esodo, a tutte le difficoltà di un gruppo dimentico dell’Antica Legge. Per dare pieno valore al racconto così rimaneggiato, lo si presentò come il Testamento di Mosè. Prima di morire si sarebbe rivolto ai suoi per l’ultima volta, commentando ciò che avevano vissuto, e dando un solenne avvertimento: bisogna capire la lezione dei fatti; due vie si presentano davanti al popolo e tra esse si deve scegliere, memori del passato: quella della rivolta e della maledizione, quella dell’obbedienza e della benedizione.

LA GENESI

Vi è infine il libro che è divenuto il primo della B. I suoi racconti accendono ancor oggi l’immaginazione popolare. E’ nata dal desiderio di capire il popolo ebraico, risalendo oltre l’esodo stesso.

Un’antica tradizione si era conservata in Israele: “Mio padre era un arameo errante”. Chi era questo padre? Il suo vagare non poteva forse dare una spiegazione al migliore destino di un gruppo sempre insoddisfatto, sempre in ricerca di altro, sulle tracce di Dio stesso?

Lontani ricordi, a volte leggende legate a certi luoghi ben noti, hanno permesso di comporre un racconto che fa meglio cogliere la “vocazione” di cui il popolo eletto ha preso coscienza. Questo racconto costituisce la storia dei “Patriarchi”, una storia a volte banale e altre volte meravigliosa, punto di partenza dell’incontro tra Dio e l’uomo: “Il Signore disse ad Abramo: vattene dal tuo paese….verso…” oppure: “Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle…tale sarà…”

Questa certezza di essere gli eredi dell’antica promessa è di capitale importanza per gli ebrei. Ma si pongono anche altri interrogativi: da dove viene l’uomo? Qual è il senso della vita? Perché esiste il male, la morte? Com’è possibile rispondere a tutti questi problemi insorgenti da quando l’uomo si interroga sul senso dell’esistenza.

La scienza oggi è in grado di farci intravvedere il processo di formazione della terra e dell’apparizione dell’uomo. Ma gli antichi potevano a parlare delle origini solo mediante dei miti che spiegavano, in una forma ricca di immagini, il destino tragico di un essere condannato a morte, quando egli sognava di essere immortale, come gli dei.

Ben presto il popolo di Israele riprese questi antichi racconti comuni a tutto l’oriente. Ma li trasformò per dar loro un nuovo significato, in armonia con la coscienza religiosa che aveva acquisita. Il destino particolare del popolo eletto apparirà infatti solo come una prefigurazione del destino universale dell’umanità. Sì Dio chiama tutti gli uomini a diventare suoi amici. E’ lui che li ha fatti sorgere dal nulla. Il dramma nasce dal fatto che l’uomo vuol diventare Dio in maniera autonoma. Intende conquistare l’immortalità che desidera invece di riconoscere che la vera vita nasce da un dono reciproco.

L’antico racconto della creazione, del paradiso terrestre e della caduta, quello del primo omicidio e della lenta degradazione morale dell’umanità fino al diluvio, ma anche l’affermazione che Dio non vuole la morte dell’uomo, bensì la sua salvezza, sono il contenuto degli 11 primi cap. della Genesi, cioè del racconto delle origini, nel senso del racconto di ciò che è fondamentale. Tali racconti traducono in immagini, a volte ingenue e altre volte vigorose, la certezza essenziale: siamo stati creati da Dio per incontrarlo nell’amore.