La fede di Mosè
22.1.99
La fede di Mosè – Lotta per il nome
Fin dalla nascita Mosè fa l’esperienza della precarietà + povertà a cui sono esposri gli amici di YHWH. E, difatti, è destinato a diventare, più che un profeta, in servo del Signore, l’uomo di fiducia di tutta la sua casa. Bocca a Bocca YHWH parlerà con lui, in visione e con enigmi, e guarderà l’immagine del Signore Nm12,7-8 ; Es 33,11-20; Eb 3,2-5.
Mosè è “un fanciullino che piangeva dentro un cestello” , papero deposto fra i giunchi sulla riva del Nilo “un bambino degli ebrei” Es2,3.6 condannato a morte fin dalla nascita da una spietata “Shoha” ante litteram Es1,15-22, a appena nato, per fede, “fu tenuto nascosto per tre mesi dai suoi genitori, perché videro che il bambino era bello”; e “non ebbero paura dell’editto del re” Eb 11,23 + Es 2,2. In realtà, prima ancora che ai suoi genitori, Mosè piacque a Dio At 7,20. La bellezza del neonato deriva da questo favore del Signore percepibile solo da una fede tanto forte da sfidare l’ira del faraone egiziano.
Il giovane Mosè, d’altro canto, cresce nella casa della figlia del faraone, istruito nella sapienza egizia, e giunge a essere potente nella parola/opere At 7,21-22; Es 2,5-10.
Questa inculturazione nella sapienza delle nazioni, sarà preziosa- come era già stata per Giuseppe- per la sua autorità e per la missione che lo attende, di liberatore e legislatore del suo popolo.
All’ età di 40 anni si conclude il primo ciclo della sua esistenza esemplare. Una missione di promozione della giustizia in favore del suo popolo che egli da solo si era data e che viene frustrata dalla diffidenza ostile dei fratelli ebrei – i quali non si erano mostrati interessati alla salvezza di Dio At 7,25.35- si risolve in paura e fuga nella terra di Madian dove “sedette presso un pozzo” Es 2,11-15; At 7,23-29; Eb 11,24-26.
Nel paese di Madian, Mosè, sempre aperto, come Giuseppe, ai “figli delle nazioni”, con il suo senso di giustizia + liberazione oppressi si guadagna una moglie – Zippora figlia di un sacerdote medianita ( = Ietro o Renel o Obab) e diviene padre di Geher-som “perché diceva: ”sono un emigrato (geher come i patriarchi) in terra straniera!” Es 2, 16-22.
Passati altri 40 anni, quando è ormai “sistemato” Mosè viene affrontato da YHWH che gli si manifesta in mezzo alle fiamme di un roveto ardente, nel deserto del monte di Dio, l’Oreb-Sinai.
Come per Giacobbe al guado dello Jabbok, si tratta di una” lotta” per il nome + benedizione. Il Dio di Abramo, di.. lo chiama per nome dal roveto 3,4-5.
Fin dall’inizio la teofania e perciò la vicenda + missione di Mosè, come pure la Torah del Sinai, si definiscono come una ripresa di indivisibile continuità con l’alleanza del Signore onnipotente Eb Shaddai Gn 17,1; 28,3 …con Abramo + patriarchi Es 3,13.15-16; At 7,35.
La lotta per il nome, che qui comincia è pur lotta circa la missione Es 3,13. La replica di Dio è, in qualche modo simile a quella già data a Giacobbe: “Perché mi chiedi il nome?” e qui lo benedisse 32,30. La risposta infatti suona Es 3,14-15.
La frase di Dio suona come una non risposta, misteriosa, enigmatica, che viene subito commentata di nuovo con la circonduzione già nota: “Il Dio di A….3.6.13.16… Anche qui, però, una tale non risposta è una benedizione. Sembra equivalere, infatti, a: “Perché mi chiedi il nome?” Gdc 13,18. Esso è misterioso, non lo si può conoscere, né definire, né pronunciare. Ti basti sapere che Io-ci-sono, che io sono Colui che c’è, Colui-che-è-qui-con-te-e-per-te, con-voi-e -per-voi. Non è questo per-te, per-voi molto più importante del pronunciare il mio nome? Infatti a Mosè che continuamente domanda: “Chi sono io per andare dal Faraone e far uscire dall’Egitto gli israeliti?” 3,11 il Signore risponde costantemente, semplicemente “Io-sono-con-te” 3,12… Non è questa la benedizione di cui Mosè e il popolo del Signore e ogni suo servo hanno bisogno? “La più adatta che si possa desiderare!” Dt 2,7 .
Tutta la Bibbia contiene la promessa di questa benedizione Es25,8…e rivela quali siano le condizioni per riceverla Is 52,5-6 = Rm 2,24
Il nome del Signore è: ”Eccomi”, e la benedizione dell’alleanza consiste nel rispondergli: “Eccomi” Es3,4 sg. Gn 22,1.11… 1Sam 3,4; At 9,10. Questo nome “Eccomi” è nel NT, pure il nome del nostro Gesù. Certo la storia ci dà quello del carpentiere, il figlio di Myriam, fratello di ….Mc 6,37: “Gesù-appunto-figlio di Giuseppe di Nazareth Gv1,45. Ma cosa conoscono davvero di lui coloro che lo designano così, se non lo conoscono con il suo nome di Signore? Es 6,3. Ora, il suo nome pieno è proprio Gesù, Signore, Messia- Cristo Fil 2,11 dove il greco “Kyrios” corrisponde all’ebraico YHWH (1Pt 3,15-16). Il nome pieno di Gesù “figlio dell’uomo” “risorto fatto Signore Messia” dal Padre At 2,36; Rm1,1-4 è ancor “Eccomi”, “Dono-io” Mt 14,27 = Ecco io – sono- con -voi -tutti i giorni fino al compimento dell’era presente del mondo (Mt28,20) … Resurrexi, et adhuc tecum suum, Alleluja” (Messale Romano Pasqua)aggiustando la traduzione del Salmo 138,18, antica Vulgata, inesatta quanto alla lettera, ma fedelissima quanto al sensus fidei.
E se ci pensiamo bene, al di là di tutte le nostre presunzioni greco-latine questo nome e una tale identità di Gesù un uomo come saremo noi, vivente per sempre e presente con il suo corpo risorto a tutto lo spazio e a tutto il tempo storico e a ciascuno di noi in particolare, non è meno misterioso di quello del Dio rivelatosi a Mosè sull’Oreb cfr Mt 28,9-10.16-20; Mc 16,9-20; Ap1,17-18.
Da parte dell’uomo poi “essere conosciuto per nome” equivale a “ricevere una missione”. YHWH da sempre conosce per nome Mosè, e da sempre lo manda, perché questi ha trovato grazia ai suoi occhi. Lo si sa fin da quando ci si accorse che “il bambino era bello” Es 33,12.17.
La lotta di Mosè col Signore si preannuncia sin dall’inizio con tonalità morali – l’obbrobrio del Messia Ebr 11,26- non appena parte da Madian in obbedienza alla sua missione Es 4,24-26.
Versetti misteriosi sul senso della circoncisione come segno di un’ alleanza che in realtà è una deputazione al martirio come al suo compimento più adeguato 2 Mac 6,12-7,42. Quando, dopo la fine sec. guerra giudaica nel130 d.C. le autorità romane decretarono la morte per coloro che oseranno circoncidere i bambini; i rabbini si riferirono a questi versetti per esortare all’osservanza comandam. del Signore nonostante tutto. Nella medesima direzione, anche la catechesi dei primi Padri della Chiesa diverrà spesso un’esortazione al martirio. Solo la croce del Messia Gesù, rivelerà adeguatamente l’identità del misterioso “Sposo di sangue”, profetato da Zippora, figlia di Renel-Ietro, sposa di Mosè 2,21; 4,20. E’ stato un combattimento incessante Es 4,1.
Chi mai potrà credere a una simile missione del servo del Signore “Eved YHWH”come Mosè? Es 14,21; Dt 34,5 Es 4, 10-14. La liberazione dalla schiavitù egiziana presenta connotati molto diversi da quelli sostenuti da alcune moderne teologie/liberazione. Quando il Signore decide di visitare il popolo e prendersi cura della sua umiliazione, gli israeliti gemono sì nella loro condizione disagiata, ma non pensano a lasciare l’Egitto. Essi si sono abituati ad essere schiavi e non sanno immaginare una condizione differente . tutt’al più possono aspirare a rendere più sopportabile la loro schiavitù 5,15-19. La libertà che il Signore offre al suo popolo- ogni libertà che Dio dona all’uomo- fa paura. Una cosa è che ci vengano alleggerite le nostre schiavitù nelle città degli uomini- ma sempre sotto i nostri leader, capi, maestri, superiori, responsabili, animatori..-, sotto i sorveglianti del popolo + scribi 5,6…, i quali ci inquadrino e ci lancino le loro parole d’ordine garantendoci sicurezza – altra cosa è ritrovarsi liberi di fronte al Signore Dio nel deserto. La cultura idolatrica cittadina addormenta e spegne nel cuore degli uomini il senso di una vera relazione personale con il Dio vivente e di conseguenza, fa perdere al popolo di Dio la coscienza della propria vocazione e identità, e perciò anche quella della propria alienante schiavitù.
28.1.99
E’ il Signore, non il popolo – e nemmeno un gruppo di rivoluzionari idealistici – il primo che progetta questa liberazione. E la progetta in un modo che nessuno avrebbe immaginato. La liberazione trascende tutti i piani umani di liberazione, dei quali peraltro saprà sempre servirsi, fino a un certo punto. E’ il caso di Mosè. La sua reazione impulsiva contro l’oppressore, di cui sono vittime i suoi fratelli, abortisce sul nascere, ma il Signore si ricorderà di quella impulsività e la saprà educare 2,11-15.L’entusiasmo e la fede con cui, a prima vista, gli israeliti sembrano accogliere la liberazione di Dio 4,29-31 è di breve durata. Presto Mosè + Aronne dovranno difendersi dall’accusa di star peggiorando la condizione del popolo con le loro proposte 5,20-21.E così sarà lungo tutto il cammino della liberazione: le critiche verranno dirette a questo proposito dagli israeliti ancor più che dal faraone egiziano. Continue saranno le mormorazioni e le tentazioni di tornare a servire l’Egitto, piuttosto che affrontare il deserto 14,10-12; 15,24; 16,2-3; 17,2-3 Mosè sarà crocifisso su questa tensione: da una parte il Signore che lo carica del ruolo di “mediatore della liberazione”, dall’altra la resistenza del faraone a lasciar partire il popolo e quella dello stesso popolo, che esita a mettersi in cammino verso la terra promessa e proseguirlo fino alla meta.
E’ questa una parabola molto precisa sul ruolo di Gesù Salvatore. Dio salva = YHWH salva, apparso per liberarci dalla schiavitù di Satana Gv 1,31-32; 1 Gv 2,15. Anche a proposito di Gesù servo At 3,13-26; 4,27.30 e della sua missione ritorna attuale la parola di Is 53,1 “Signore chi ha creduto alla nostra parola?” Gv 12,37-38; Rm 10,16+ Es 5,22-23 + Es 6,30.
La povertà e l’umiliazione riservata ai due anziani fratelli – 80 + 83 – esige che Mosè partecipi i suoi pensieri al fratello, mentre a questi viene richiesto di prestare solo la sua bocca per farsi parola del fratello. La potenza di Dio si manifesta nella povertà degli uomini, offrendo così un rimedio a ogni loro tentazione di intraprendere autosuff.2 Cor 12,7-10. Nelle relazioni fraterne, poi, la salvezza di Dio sa guarire la gelosia di Caino e dei fratelli di Giuseppe come pure l’affarismo interessato di Giacobbe Es 4,14-16.27-30; 7,1-2.6-7.