Salmo 23

Ottime pasture

Monti alti di Israele

Ez 34

Salmo 23

Di grande bellezza. Poche pennellate – pastpre -ospite = evoca tutta la storia di Israele specie l’Esodo in cui il Signore Re -Pastore ha condotto il suo popolo – gregge a saziarsi – dissetarsi pascoli terra promessa.

Cfr Sal 22

Stridente contrasto = preghiera giusto perseguitato che sfoga davanti a Dio il suo lamento 1-22. Tonalità drammatica = situazione senza scampo – vicinissima la morte provocata nemici bestiali – tori di Basan v. 14. La sofferenza ha raggiunto un tale livello di insopportabilità che la vittima ne è abbruttita, non ha più d’uomo il su aspetto, è ridotta a sentuirsi un verme v. 7. Anche i carnefici hanno perso ogni apparenza umana … in bestie feroci v. 13-14.17.21-22. Il dolore ingiusto abbruttisce sia la vittima che il carnefice. Esperienza inspiegabile, assurda, non definibile da categorie umane solo metafore bestiali.

In questa situazione di angoscia, Dio appare distante, lontano e silente. E, nonostante ciò, il giusto perseguitato grida al suo Dio forse per cercare di aprirsi una strada per avvicinarglisi (x?) il grido v 2-3

Sa che i suoi padri a Dio gridarono e furono salvatio sperando in lui non rimasero delusi 4-6. Il grido è normalmente efficace e preme sulle orecchie di Dio costringendolo a intervenire Gs 2,23-25. Il giusto sofferente può dunque interrogare direttamente il suo Dio sul perché di tanto incomprensibile dolore. Il Signore è l’unico che sappia trovare un senso attraverso l’assurdo. Egli però non risponde al grido e il salmista non trova pace.

Di fronte al silenzio di Dio l’orante non si rassegna e innalza più forte la sua supplica a colui che, nonostante tutto, egli continua ad amare. Pur non percependo la presenza, gli si rivolge in seconda persona dicendogli: “Tu sei il mio Dio” come se fosse presente v. 11. Solo un uomo innamorato di Dio e ferito dall’assenza dell’amato può esprimersi così. Già dall’inizio traspare dalle sue parole angosciate il desiderio + speranza di un Dio capace di operare l’impossibile. E più cresce l’angoscia e si avvicina la fine più intensifica il grido e richiesta di salvezza 20-22.

Ora il salmista è certo che il Signore lo ascolta, e che ha presa su di lui il grido, soprattutto quando viene elevato dalla esistenza di un uomo che sta per spegnersi: allora il Signore esaudisce la preghiera per salvare e operare meraviglie. L’orante ha compreso che Dio non è lontano, non lo ha abbandonato ma è con lui, presente nel suo dolore ingiusto. Tutta la seconda parte del salmo è un inno di lode e ringraziamento al Signore che ha ripercussioni cosmiche spazio-tempo 23-32.

Il v. 27 esprime il ringraziamento con riti del banchetto + condivisione di un pasto abbondante con i poveri “mangeranno e saranno saziati” e vivranno per sempre nella gioia. Si anticipa II parte Sla 23 anche qn scampato dal peridolo può festeggiare salvezza vivendo presenza suo Signore che lo ricolma di beni.i

Qual’è la relazione 2 salmi?dalle tematiche così apparentemente diverse?

Nel 23 la preghiera orante continua in una atmosfera di intimità e fiducia. Anche qui l’im. preferita preferuita per descrivere situazione umana tratta dal mondo animale con connotazione molto diversa: tori – pecora.

Il salmista che ha gridato giorno e notte in attesa di una risposta, senza trovare riposo, ora che il suo dio è intervenuto a salvarlo può trovare fiducia.

Il salmo = lirica traspira dolcezza e sentimenti di serenità e pace, in qn che però è passato attraverso il dramma 22 …. grido elevato da Gesù sulla croce Mt 27,46.

Dal profondo dell’abisso e dell’incessante gridare Dio ha fatto sentire la sua presenza: non è muto e lontanbo, è invece in una relazione molto intima con la sua creatura che soffre, e attraversa davanti a lei e con lei la valle dell’ombra di morte. Nel cuore dell’orante è fiorita questa certezza: anche se nel mio cammino dovessi trovarmi davanti la morte, non avrei paura perché tu sei con me 23,4.

Struttura

Si apre e si chiude con Adonay, il signore JHWH che forma un’inclusione. Al centro la presenza è fortemente sottolineata dall’espressione: Tu sei con me” (4v.?) preceduta e seguita da uno stesso numero di stichi = parola chiave per la definizione del genere letterario = canti di fiducia

1-4 Canto del pastore

5-6 canto del Signore – ospite

Lo stico 4b fa da transizione tra 2 (intr.?) consentendo di passare da una all’altra, introducendo una nota di interpersonalità nella relazione che l’orante – pecora ha con il suo Signore – pastore e che si mantiene quando si passa a descrivere il Signore come ospite. Infatti fino al v. 4a l’orante ri rivolge al Signore-pastore in III persona. Nello stico 4b egli passa alla II persona e mentre continua l’int. del pastore fino alla fine del v. 4 e dal v. 5 si descrive il Signore x figura diversa dall’ospite, confermando anzi attuando la nota della loro interpresonalità.

Notiamo presenza verbi + termini di movimento sia nella prima parte dove il Signore-pastore conduce al pascolo, sia dove accoglie il viandante e poi lo accompagna in tutti i giorni della sua vita fino alla meta, la casa del Signore, il tempio di Gerusalemme, la terra promessa, il luogo del riposo. Letto sullo sfondo storia salvezza il salmo lascia trasparire il movimento del popolo di Israele pellegrino condotto dal Signore x il deserto con le sue insidie mortali veerso luogo del suo riposo.

Canto Signore-pastore

v. 1. Il contenuto del salmo è tutto racchiuso nella ripetizione all’inizio – fine del nome del Signore Adonay -JHWH. Vuole orientere il lettore a percepire per int. poetiche semplici e ricche la dolcezza della presenza di Dio che protegge, sostiene e accompagna Israele e ciascunp di noi nell’arco sua esistenza ristorandoci e sfamandoci con sovrabbondanti doni e apre orte terra promessa. E’ pervaso dalla certezza che il Signore è l’unico mio bene, è tutto ciò di cui ho bisogno per vivere e l’unico che conosca ciò che è necessario alla mia esistenza.

L’int. del pastore che conduce il gregge è una delle più belle e cara trad. biblica per esprimere la relazione di Dio con il suo popolo. I patriarchi di Israele, Ab Is Ge – nomadi, nel deserto sotto le tende –pecore – capre. Vivevano pastorizia che forniva tutto. Una stuoia di capra (pelle) srotolata per terra era abitualmente adoperata per mensa v. 5. Su di essa veniva posato il cibo. Mosè era pastore. Gli israeliti ricorrono alle imm. più familiari.

L’esperienza del pastore ha ispirato molte culture . Qui (Bz) non il deserto, non conosciamo concretezza e forza uomini biblici. L’ambiente del pastore in Oriente è il deserto. Cfr deserto paese biblico – sinai – Giuda Efeaim seguire qn molti greggi ….

Il deserto biblico da un lato affascina per bellezza sue rocce specie alba – tramonto + silenzio, impone forza pacificante ore. D’altra parte spaventa distese senza fine, arsura insidie pericoli mortali. Senza guida sicura ci si smarrisce e si muore.

La via del gregge è tutta nelle mani del pastore che se ne prende cura. Affidarsi a lui e seguirlo. Nella Bibbia Pastore = froza, capacità di guida e governo = titolo di capi e re. Spesso i governatori di popoli provengono da questa esperienza e continuano a essere chiamati “pastori”. Colui che è stato pastore di greggi può poi diventare pastore popolo d’Israele: cfr Mosè + davide l’ideale re-pastore … prova di forza 1Sam 17,34-37 deriso da Saul …. ha difeso dai leoni.

Ma l’int. del pastore evoca tenerezza Ct 4,1 sponda indispensabile per comprendere l’importanza cghe l’int. assume anche nel NT. Il più bello è gv Kalos che “depone la sua vita per le sue pecore” come durante la cena deporrà la sua veste 10,1-18: 11,15.17.18 + 13,4.

Il Signore è come il pastore buono perché presente: non solo guida … transumanza … una per una … fascia ferite … attenzione delicatissima per le incinte.

Tale è la forza e delicatezza con cui gli israeliti hanno percepito la presenza del loro Signore specie durante l’Es quando JHWH li ha guidati attraverso il deserto come un gregge per mano di Mosè e Aronne …. Salmi(?). O quando li ha ricondotti dalla dispersione dell’esislio come un pastore raduna il suo gregge Ez 34.

Ricordare questo è necessario per comprendere e gustare il salmo.

Comincia con una confessione di intimità e appartenenza al Signore, riconoscendone l’assoluto primato rispetto ad ogni altro bene. L’espressione: “Il Signore è il mio pastore” = formula alleanza in termini pastorali. Il Signore è legato al suo popolo Israele perché lo ama, stringendo con lui un patto di alleanza ratificato dalle parole: “Voi mio popolo … io …” Tutto tradotto in termini pastorali = io sono pastore …

L’intera storia salvezza si consume dentro questo desiderio e attesa che il popolo gli si rivolga dicendo: “Sì, tu sei il mio Dio-Pastore”

Qui si può già gustare compimento alleanza = perfetta reciprocità, intimità di conoscenza tra il Signore ee il suo popolo: canto nuova alleanza.

Colui che parla non voce isolata di un individuo: è qn che nelle sue parole lascia risuonare l’esperienza + preghiera di tutto un popolo. Le forme verbali hanno valenza atemporale = si possono tradurre al passato, presente, futuro.

Il Signore pastore mio: non mi è mancato, non mi manca, non mi mancherà nulla. Si confessa la permanente fedeltà del Signore da sempre e per sempre. In termini personali si riferisce un’esperienza spirituale collettiva, non limitata neppure al solo popolo di Israele, ma aperta a riguardare la vicenda di ciascuno di noi. Il ricorso a Ia persona e a forme verbali indeterminate lo rende aperto e universale, può essere fatto proprio da ognuno.

Su pascoli erbosi mi fa riposare cfr Mt 14,18

L’int. cerca sazietà: la pecora ha mangiato e ora si accovaccia tranquilla. Cfr paesaggio palestinese arabo. Qui dove manca tutto riuscire a trovare oasi che fioriscono nel deserto = miracolo.

Il pastore buono sa condurmi verso pascoli impossibili.

L’orante è sazio non di erba ma del suo Signore. E’ tutto orientato verso il cuore(?) del Signore e al momento che ha confessato che solo il Signore gli basta, che con lui nulla gli manca, ora lascia presentire che è lui il vero pascolo di erba in cui trova riposo … e lo disseta. Il desiderio del Signore pastore è deliziare e saziare la vita sua creatura riempiendola di se stesso. Il salmista può mancare di tutto, come tutto mancava a Israele nei 40 anni deserto, ma è sicuro, per averne fatto esperienza, del fatto che là dove al suo Signore pastore piacerà condurlo possono fiorire giardini nella steppa.

L’espressione letterale 2b è: “In acque di … mi conduce” = riferimento alla posizione della pecora che beve. “Acqua di …” in ebraico ricca di evocazioni. Letteralmente = “acque di riposo” = pacifiche da cui sprigiona dolcezza e pace. L’acqua del deserto biblico è talmente un prodigio che ad essa è spontaneamente associata l’idea del riposo specie dopo marcia.

Dove c’è acqua si può continuare a vivere e dunque si può riposare. Il termine riposo qui in associazione con acqua normalmente nella Bibbia è connesso con il dono della terra = luogo del riposo del popolo → promesse. Luogo dove riposa e abita il Signore per sempre Sal 132

cfr Acque di Meriba = ribellione “Il signore è in mezzo a noi?” Israele ha visto il Signore oerare l’impossibile.Gesù Messia la roccia 1Co 10,1-5. Gv 7,37-38 … venga e beva Gv 19,33-37. Gesù è roccia percossa lancia sgorga acqua salvezza.

L’acqua disseta e fa ritornare il respiro e le forze. Poi il Signore mi fa riprendere il cammino attraverso i sentieri giusti = quelli adatti a conseguire la meta e ciò facendo rivela la potenza del suo nome. Tra le riche affiora l’esperienza dell’Es. Il salmo è stato scritto da qn che ha ben assimilato la lezione del deserto, l’incessante girovagare attraverso vie impossibili per potersi avvicinare alla terra promessa.

Ci possiamo chiedere: come erano giusti quei sentieri attraverso cui Dio li guidava, di giorno nascente in una colonna di nube e di notte visibile in una colonna di fuoco? Israele ha camminato per 40 anni in un deserto inospitale per avvicinarsi a una terra geograficamente distante non più di un mese di cammino. Per tanto girovagare intorno alle stesse montagne? Le vie non apparivano mai giuste, ma tortuose e impraticabili, piene di pericoli. Eppure il salmista interpreta che quelle strade erano giuste perché erano quelle attraverso le quali dio li guidava. Solo il Signore sa quali siano i giusti sentieri per ciascuno di noi, di che cosa ciascuno di noi ha bisogno per raggiungere la meta … non potrebbero essere le valli infernali? v. 4

Nel 4a il termine … = ombra di morte = valle profonda e tenebrosa … valle infernale!

Possiamo immaginare il pastore che conduce il gregge di notte attraverso dei (wadi?) stretti e profondi dove è più facile incorrere in pericoli mortali, briganti e fiere. L’orante dice: “Anche se …” si tratta di esperienze storiche reali di Israele che, di fronte ai pericoli più gravi si è abbandonata nelle braccia del suo Signore. Lasciandosi condurre dove e come a lui sarebbe piaciuto e paradossalmente proprio in queste situazioni di massima angoscia e di più apparente lontananza di Dio si è aperto alla certezza sua presenza e sua fiducia.

Notiamo che solo ora, dopo aver evocato il cammino impossibile attraverso la valle della morte, il salmista si rivolge a Dio direttamente con la seconda persona: “Tu sei con me” = massima intimità interpersonale. Sta forse ricordando che proprio in quei momenti terribili quando il Signore sembrava più distante, come se lo avesse abbandonato egli ne ha invece sperimentato la più grande prossimità? Dio è più che mai presente, proprio tutto sembra contraddire la presenza e suggerirne l’assenza.

Quando le tenebre debbono camminare nel wadi tenebroso il pastore infonde loro sicurezza servendosi del suo bastone e vincastro. Percuote il primo sulla roccia per segnalare per sua presenza con lo schiocco, e tocca con il secondo il fianco delle pecore, perché non deviino dal cammino e non si smarriscano.

Così, nella notte angosciosa della morte + silenzio, il Signore pastore mi rassicura e mi segnala il cammino da percorrere con il suo bastone e il suo vincastro: piccoli significati sufficienti per capire che egli è presente e che non debbo aver paura. Il bastone …. assumono il ruolo della colonna di giorno – colonna di notte – deserto .

Canto Signore ospite 5-6 v. 5

Il salmista continua a rivolgersi al Signore in seconda persona = grande intimità = quella dell’ospite che nel deserto mi accoglie sotto la sua tenda e imbandisce per me una mensa ricca di beni. Relazione pastore -pecora trasferita sul piano esplicitamente umano. Invece di pascoli cibi che saziano il viandante.

Lo sfondo in cui situare la nuova scena è ancora il deserto. Mensa = pelle di animale scuoiato, srotolato … nomadi. Cfr Davide … titolo di Davide … tenda capo beduino cfr Sal 78