Tra le Chiese del Signore
2.11.2000
E tra le Chiese del Signore …
Regni … dolorosa profezia … Chiesa cristiana. Chiesa madre … figlie e sorelle, comunità giudeo-cristiana, etnico-cristiana, precalcedonesi – calcedonesi(?) – – d’Oriente e d’Occidente – – del primato – – sinodali – – patriarcati – – autocefale – – bizantine latine – – di protesta – – di continuità – – nazionali – mondiali – – sette –
La recessione culturale + scisma religioso hanno continuato ad accompagnare l’unico disegno del Signore nella storia umana e sono dilagati ancor più tristemente entro la chiesa dell’unico Signore.
La controversia sul primato si è impercettibilmente ridotta alla monotona contesa tra i 12 su “chi di loro” fosse il più grande, chi fra loro fosse il legittimo monarca. Così sono nate fra le chiese le polemiche e le guerre – come tra Asa e Baasa – Prima Roma e Seconda (Bisanzio) e la Terza (Mosca) e nella storia degli uomini è divenuto meno visibile il segno del mistero dell’unico Regno del Signore, l’eterna lotta tra fratelli: Giacobbe – Esaù, Giuseppe e fratelli.
E’ un fatto che perfino dopo l’Ev. di Gesù non si è stati capaci di distinguere l’unità di culto e la diversità delle culture e si è confusa la “Pietra” (Cefi – Simon Pietro – Mt) con Roma, presumendo tragicamente di separarla dall’unica vera “pietra” che è il Messia, (Cristo 1Cor 10,4). In questo modo per non voler giustamente diventare “romani”, alcuni non hanno più visto come non si possa rimanere in Cristo senza essere edificati su Pietro. Altri non hanno più saputo vedere come si possa rimanere in Cristo senza essere edificati su Roma, Bisanzio o Mosca. Identificando l’unità di culto con l’uniformità delle culture, e dunque con la negazione della loro legittima diversità, e, per converso, identificando la legittima diversità delle culture con la negazione dell’unità di culto, si è rotta tra tutti noi la visibile Koinonia dello Spirito Santo 1Cor 13,13 e gli uomini non riescono più a vedere come la nostra koinonia sia con il Padre/Figlio suo Gesù Cristo 1Gv 1,3.
La chiave di queste tragiche “confusioni e liti fraterne non sta forse nel grido di Geroboamo 1Re 12,28 “Siete andati a Gerusalemme!” Questo grido di gelosia di Gerusalemme pensa di poterla far finita con lei, e si propone di sostituirla, è un grido contro la storia del Signore, e perciò contro il Signore della storia.
Adriano si era proposto di cancellare la Gerusaleme di Davide, come pure la Terra d’Israele Mt 2,21 sia nella topografia, sia nell’onomastica riunendo la città Colorica Aelia Capitolina(?) e il paese Palestina e la storia religiosa ha conosciuto molti altri tentativi del genere, forse più subdoli, ma non meno ciechi sul destino della città.
Rompere con Gerusalemme e quindi con Israele, anzi con Giuda, e “ndare alle proprie tende”, come fecero gli israeliti a Sichem, vuol dire rompere con tutti i “figli di Jesse” 2Sam 20,1-2 – non solo con Davide – ma pure con Gesù figlio di Maria. Egli è il logos – Figlio Unigenito del Padre fatto carne giudaica Gv 1,1.14 ..; il leone delle tribù di Giuda, il germoglio di Davide che ha vinto e dissigilla il rotolo che nessun altro è in grado di aprire Ap 5,3-5: la stella radiosa del mattino della nostra terra Lc 1,31: lampada che arde perennemente davanti a YHWH in Gerusalemme 1Re 11,36: colui che ha la chiave di Davide e che quando apre nessuno chiude e quando chiude nessuno apre Ap 3,7.
Un?abbandonata(?) Gerusalemme comincia, in qualche modo ad allontanarsi dal suo Messia Gesù, il Crocifisso “Re dei Giudei”. E più ci si allontana da Gerusalemme più ci si ritrova soli davanti a qualche muto “vitello” manufatto con oro romano-bizantino o greco-bizantino o bizantino-slavo, o tedesco-luterano o anglicano, galliano, hitleriano, americano nord-sud …
E una volta che si è detto con Geroboamo e con Costantino “Via da Gerusalemme! Via da Israele!” si giungerà a dire anche “Los von Rom!” con l’illusione di un ritorno al figlio di Jesse e all’Evangelo che non passi per Pietro cioè per la storia …Lutero …
Allora essere al nord – le sue radici nell’uomo, è più accessibile che la sua fede divina, l’attività missionaria … diffusione culturale più che annuncio evangelico.
I più gravi pericoli che si accompagnano all’istituzionalizzazione (monarchia) del popolo + chiesa
Ci si allontana, ci si separa, ci si libera dalla Roma Babilonia imperiale solo ricominciando da Gerusalemme e, allora, purificati si potrà approdare di nuovo alla Roma di Pietro Paolo, martiri come fecero Girolamo e Paolo con (?) Fr d’Assisi , Ignazio di Lojola, (?), Edith Stein. In attesa di ritrovarsi tutti nell’ultima Gerusalemme.
Solo Geruslemme è la città edificata dal Signore per porvi il suo nome 1Re 11,36. Solo Sion è la patria di tutti e di ciascuno, non solo di colui/colei che vi sono nati, ma anche di chi è nato in Egitto, Babilonia, Filistea .. Sal 87 ..
Certo la nostra Gerusalemme, la Sion dei cristiani è quella “fuori delle mura” odierne Gb 13,11-14, quella del cenacolo della dormitio Mariae, Getsemani, tomba di Maria, Dominus flevit edicola Ascensione. Una Gerusalemme geografica, di pietra e carne, non una Gerusalemme spirituale, ideale, platonica.
La sion dei cristiani, madre unica e insostituibile di tutte le altre chiese del Messia Gesù, però, non è una tagli Sion “costantiniana” bizantina, la quale trionfalmente subentra e si sostituisce alla Gerusalemme di Davide e di Giuda, esautorandola, ed esaurendola in sé, come più tardi ha preteso di fare anche l’Islam. Essa è la Chiesa dei 12 raccolta attorno a Pt e Maria, la Chiesa giudeo-messianica degli AT di Paolo, Mc e fratelli e sorelle di Gesù (credenti) – il Figlio Unico del Padre natogli (?) israelita secondo la carne, nella discendenza di Davide Rm 1,14. Essa è la Chiesa fiorita sulla radice santa dell’olivo buono, su cui sono inestati anche i gentili che, per la fede in Gesù Messia d’Israele, si lasciano “aggiungere” At 2,41.47 dal Signore “all’Israele di Dio” Gal 6,16. quello che continia apartecipare della linfa della radice, della condizione filiale della gloria, alleanza della Torah, del culto, promesse patriarchi Rm 9,1-5. Non è la Chiesa di Roma, bensì la Chiesa di Dio pellegrina a Roma, come più esattamente ci si esprimeva alle origini.
…innestato nel periodo monarchico.
Il Regno di Dio Padre che comincia a incarnarsi in un regno di uomini corre questi rischi, che riproducono rischi delle pellegrinazioni nel deserto, ma aggiornati alla situazione di miscugliamento(?) e istituzionalizzazione.
Il fondo del peccato è sempre il medesimo. La parola di Dio viene a noi dal cielo sulla terra, e dunque a noi – uomini e donne della terra – sembra che spetti il dovere responsabilità di trovare i modi in cui esprimerla ed articolarla secondo una fraseologia terrena che la incarni e la traduca alla nostra portata. Se siamo il popolo di Dio siamo tentati di prendere tutte le iniziative di far uso della nostra libertà per realizzarci, servendoci del Signore per essere noi stessi, cfr Adamo Eva nel Giardino 3,1-6 Invece Fil 2,6-11.
Questo inno Fil può essere considerato come la risposta definitiva di Dio Padre alla pretesa degli umani all’interno del suo popolo, di trovare e elaborare la forma umana da dare alla Parola che viene dal cielo come Eliseo(?) (Torah).
Alle varie proposte presentate agli umani, di in-carnare, di dare un nome, una figura a portata di mano all(?) rivelazione delle promesse e dell’ultimo Dono di Dio – proposte tutte anticipate nei due torelli d’oro di Geroboamo – il Padre risponde presentando la forma divina del Figlio nello schema nuovo del servo obbediente, umiliato, crocifisso e innalzato dalla sua mano alla condizione di Signore glorioso dell’universo.
9.11.2000