Sapienza biblica – economia e politica universale

3.12.98 Sapienza biblica – economia e politica universale

Dai testi biblici che celebrano la memoria di Giuseppe appare che la “novità del personaggio, + suo ruolo storia salvezza risiede soprattutto in quest’ultima, sapienza amministrativa dei beni, volta non più ad accaparrare prosperità per sé, con astuzia onesta /disonesta – cfr Giacobbe – ma a vantaggio di tutta l’umanità. Gn 47 celebra espressamente Giuseppe come “economo del mondo” e la sua politica agraria di capitalismo di stato, lungi dall’esservi criticata (sarebbe anacronistico!) viene elogiata come un piano per salvare la vita del popolo dalla carestia v.25, assicurando a tutti lavoro e pane. Si noterà che i termini indicanti pane, nutrimento, sostentamento, carestia, fame… ricorrono continuamente nel capitolo.

E’ importantissimo sottolineare questo disinteresse universalistico del ruolo di Giuseppe, e teniamo sempre presente anche di Israele + Gesù di cui Giuseppe è profeta.

Un figlio d’Israele innocente, venduto per gelosia, per l’unicità della sua elezione, spogliato del suo primato e della condizione di figlio prediletto, si ritrova alla fine al centro della sua famiglia pur rimanendo nel paese d’esilio, inoltre- senza farsi sedurre dal potere, dl denaro, dalla fortuna- diventa egli stesso fortuna e salvatore e non solo dei suoi, ma di tutto l’Egitto (=potenza mondiale) e dei paesi limitrofi.

La benedizione del Dio di Abramo di sacco e di Giacobbe viene trasmessa da Israele ai figli “egiziani” di Giuseppe e di Asenat figlia di Potifera (=dono di Ra il dio solare), sacerdote di On (Eliopoli) 48,8-20. Il timore del Signore insegna a Giuseppe a interpretare rettamente la terra, a dominarla e vivere in essa secondo tutta la verità della creazione del “sesto giorno” 1,26-31. La salvezza di tutti dipende da uno solo, un giuso ingiustamente sofferente, bersagliato dal peccato collettivo dei fratelli, ma per il bene di tutti sostenuto e assunto in alto da Dio solo. La profezia del servo di JHWH specie Is 52,13- 53,12 costituisce la chiave di lettura più appropriata della vicenda di Giuseppe/Gesù.

Agli Egiziani affamati quali gridano a lui per avere il pane il Faraone risponde: ”Andate da Giuseppe e fate quello che vi dirà” 41,55. E da tutti i paesi venivano in Egitto 41,53-54 + Sal 47,10

“I capi dei popoli di Israele + Messia (iniziato con Abramo)si sono raccolti

Con il popolo del Dio di Abramo

Perché di Dio sono i potenti della terra

Egli è l’Altissimo”

C‘è un canto nel NT che celebra questa storia Fil 2,5-11 ?

Alla fine l’itinerario Gn + Bibbia ritrova l’economia del principio: essere un evangelo di benedizione divina e di salvezza per tutta la creazione (settimo giorno) riscattando la negatività del peccato. Il servizio liturgico/sacerdotale (iniziato con Abramo) raggiunge il suo compimento e eterna promozione con Gesù di cui Giuseppe è il profeta. 1Cor 15,28. La salvezza, alleanza antica e nuova, la “seconda nascita”, la “nuova creazione”…è destinata escatologicamente a rimanere e salvare la prima creazione quella del principio= il Padre trasfigurandola 1 Cor 15,35-58.

Bisogna dire che con la storia di Giuseppe, la lettura NT=giudeo-cristiana delle scritture si apre a un orizzonte contemplativo sconfinato nel messianismo di Gesù come pure sul fatto che ogni uomo è raggiunto, in qualche maniera, dal suo mistero pasquale e salvato secondo il modo in cui si pone di fronte ad esso.

Mt + importanza di Giuseppe, sposo di Maria. Mentre Lc 3,23…figlio di Eli Mt1,16 lo dice figlio di un Giacobbe. Mt1,1 intitola il suo racconto come “libro della genesi di Gesù Cristo, figlio di Davide”. Abramo (cfr v.18)

Il Gesù di Mt, come Giuseppe, è condotto in Egitto dalla persecuzione cfr richiami tra Gn 37,26-28.36; 39,1 e Mt 26,14-16; tra Gn 37,23-24 e Mt 27,28.38; tra Gn45,4-13 Mt 11,27-29 e 28,9-10.16-20 Nel vangelo di Mt si sottolinea fortemente il passaggio della missione da una fase chiusa, riservata “pecore perdute casa d’Israele” Mt 10,6 a una prima apertura messianismo di Gesù anche ai cagnolini che si cibano delle briciole di pane dei figli che cadono dalla tavola dei padroni 15,21-28 Mc 7,24-30 fino a una “comunione messianica di mensa”: pane e pesci tra i giudei di Gesù e una folla mista di pagani della decapoli, sulla sponda orientale del mare di Galilea che è condotta a “glorificare il Dio d’Israele” Mt 15,29-39 Mt 7,37…: una vera conversione di Gesù e del suo ministero.

I 7 pani + 7 sporte = numero nazioni pagane Dt 7,1; At 13,19… Finalmente in Mt 28,16-20 i 12 (qui gli 11) vengono inviati a tutte le nazioni pagane accompagnati dalla protezione indefettibile del Risorto glorioso cfr Gn 50,20-21. Anche al di là di molti richiami particolari, si comprende come la storia di Giuseppe, della sua missione di fratello venduto e rigettato e “servo sofferente di Dio” e della sua “assunzione” alla gloriosa signoria sull’ Egitto, abbia saputo fornire alla generazione NT una ovvia griglia interpretativa della drammatica vicenda messianica e redentrice di Gesù di Nazaret Messia e Signore. Cfr lo spazio dedicato a Giuseppe nel grande discorso di Stefano dinanzi al Sinedrio At 7,9-16.

I connotati economici = gestire i beni della terra. Tale capacità “politica” gli viene da Dio = teme il Signore = connotati sapienza biblica, sapienza tipicamente orientale = qualità di chi è riuscito e sa vivere = cammina nel mondo non frutto di esperienza umana o di “buon senso” = dono dello Spirito Dt 4,5-8